Avendo disatteso la promessa di fedeltà fatta a Medea, Giasone perse i favori della dea Era e morì solo ed infelice. Mentre dormiva a poppa della ormai fatiscente Argo, rimase ucciso all'istante da un suo cedimento: fu questa la maledizione degli dei per essere venuto meno alla parola data.
1887. Braccata, messa alle strette, Medea trova nell'uccisione della giovane promessa di Giasone, Creusa, e del padre di lei, Creonte, e quindi nel massacro dei figli l'unica vendetta per un terribile torto subito dal frivolo Giasone, che vuole ascendere al trono di Corinto.
Infatti, dopo dieci anni Creonte vuole dare la sua giovane figlia Glauce in sposa a Giasone, offrendo così a quest'ultimo la possibilità di successione al trono. Giasone accetta immediatamente, abbandonando così sua moglie Medea e lasciandola in balia di gente straniera.
Medea ha ormai deciso la sua vendetta: invierà in dono a Creusa per mano dei suoi figli una veste e un diadema, oggetti che i suoi poteri di maga hanno trasformato in strumenti di morte, poi ucciderà i propri figli per infliggere la punizione più terribile a Giasone e, infine, si rifugerà ad Atene.
Poco dopo la partenza degli Argonauti, Pelia, incurante della promessa fatta a Giasone, scelse di sterminarne la famiglia. Il primo a cadere fu proprio Esone; dopo di lui il re frantumò la testa di Promaco, figlio di Esone. Polimela, disperata ma fiera, non si lasciò uccidere e scelse di morire per mano propria.