Il DNA fetale circolante nel sangue materno è il materiale genetico che proviene dalla placenta. Il suo dosaggio permette di rilevare difetti relativi ad alterazioni cromosomiche quali: trisomia 21 (sindrome di Down) trisomia 18
trisomia 18
La trisomia 18, nota come sindrome di Edwards, è una malattia cromosomica causata dalla presenza di una copia aggiuntiva del cromosoma 18. Tale anomalia comporta gravi conseguenze sullo sviluppo prenatale, sino a morte del feto in utero in un'elevata percentuale dei casi.
Alcuni esempi di utilizzo delle analisi del DNA nel contesto clinico includono: Diagnosi dei disordini genetici; patologie caratterizzate dalla presenza di alterazioni (varianti) in specifici geni, che possono essere rilevate tramite analisi del DNA.
Il DNA fetale mostra il sesso biologico del nascituro; Il DNA fetale è composto solamente da un prelievo del sangue della mamma, il Bi-Test (chiamato anche duotest o test combinato), invece, prevede anche un'ecografia (traslucenza nucale)
Qual è la sua attendibilità? È del 99%, quindi è quasi equiparabile a quella di villocentesi e amniocentesi. Va sottolineato che esiste un 5% di probabilità che, specie se effettuato molto precocemente, l'esame non sia diagnostico poiché il DNA fetale non è sufficiente.
La morfologia del feto viene valutata per mezzo dell'ecografia, che ha il compito di accertare la normalità degli organi escludendo la presenza di malformazioni.