Domanda di: Dr. Rosalba Parisi | Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2023 Valutazione: 4.1/5
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Sulla costa venivano imprigionati in fortezze o in capanne dette barracoons dove sostavano in attesa delle navi per la traversata per molti giorni o settimane. Lì poi trafficanti provenienti dalle Americhe, dai Caraibi o dall'Europa, caricavano gli schiavi sulle navi.
Nel sud, dove l'economia si basava principalmente sulle attività agricole, il numero degli schiavi era di gran lunga superiore, ed essi venivano utilizzati largamente nelle coltivazioni e nei lavori più pesanti, al punto che nella Carolina del sud del 1720, circa il 65% della popolazione era composta da schiavi.
Schiavi neri venivano catturati nell'Africa subsahariana e trasportati a nord attraverso il deserto. Sebbene le origini di questa pratica siano estremamente antiche, solo a partire dal X secolo, con l'introduzione dei dromedari dall'Arabia, essa assunse le connotazioni di una vera e propria rete commerciale.
Come si chiamavano le navi che portavano gli schiavi?
Una nave negriera (o più raramente nave schiavista; Guineamen in ambito storiografico anglosassone) era la denominazione delle navi impiegate nel commercio degli schiavi neri e in special modo nella tratta atlantica degli schiavi africani tra Africa ed Americhe come parte del commercio triangolare, detto anche ...
Prima dell'imbarco gli schiavi erano marchiati con un ferro rovente e battezzati con una frettolosa cerimonia. Iniziava poi il tormentoso viaggio verso l'America su navi stipate fino all'inverosimile, dove gli schiavi venivano ammassati in locali non più altri di un metro e mezzo, quasi privi di aria e luce .