Scegliendo la cedolare secca, il locatore rinuncia alla facoltà di chiedere l'aggiornamento del canone di locazione, anche se è previsto nel contratto, inclusa la variazione accertata dall'Istat dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dell'anno precedente.
Quando si può aumentare il canone di locazione con cedolare secca?
Ad esempio se nel 2020 viene stipulato un contratto con un canone annuo di euro 10.000, in cedolare secca per gli anni 2020, 2021 e 2022, e nel 2023 si revoca l'opzione l'adeguamento del canone può essere richiesto solamente con riferimento alla variazione del 2022 e non anche a quella degli anni 2020 e 2021.
L'adeguamento dell'affitto non è automatico ma deve essere espressamente richiesto o comunicato al conduttore, preferibilmente per iscritto tramite lettera raccomandata A.R., PEC o Email, il mese precedente a quello di decorrenza del contratto di locazione.
Cosa cambia per l'inquilino con la cedolare secca?
Innanzitutto, con la cedolare secca l'inquilino non si vede aumentare il canone di locazione per tutta la durata del contratto, compresa l'eventuale proroga e incluso l'adeguamento alla variazione Istat. Questo però se il proprietario non rinuncia al regime della cedolare secca.
Cosa comporta la cedolare secca per il proprietario?
Il proprietario che sceglie la cedolare secca non è più tassato in base alla propria aliquota marginale IRPEF, ma in misura fissa del 21% (o 19% per immobili a canone concordato).