La pittura dei Futuristi si caratterizza come uno dei principali elementi di rottura con la tradizione dell'arte del Novecento: il Manifesto dei pittori futuristi dell'8 marzo 1910 (come gli altri "manifesti" del movimento) riassume con chiarezza le intenzioni di Boccioni, Balla
Balla
Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958) è stato un pittore, scultore, scenografo e autore di "paroliberi" italiano. Fu un esponente di spicco del Futurismo firmando assieme agli altri futuristi italiani i manifesti che ne sancivano gli aspetti teorici.
Il 20 febbraio 1909, Marinetti, fingendosi innamorato della figlia di un ricco egiziano comproprietario del quotidiano parigino "Le Figaro", ottiene la pubblicazione, sulla prima pagina di quel giornale, di un suo testo intitolato "Le Futurisme".
L'11 aprile 1910 viene pubblicato il Manifesto tecnico della pittura futurista, firmato unicamente da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e i già citati Giacomo Balla e Gino Severini.
La storia letteraria ne ha individuati ben trecentoventitre, fino alla fine della sua vita nel 1944, anno che fu considerato anche la data della fine del movimento.
Cosa si esalta nel Manifesto dei pittori futuristi e nel Manifesto tecnico della pittura futurista?
Il Manifesto del futurismo, poi, violente nel linguaggio, riprende dal positivismo il tema della fede nel progresso scientifico per arrivare ad esaltare la velocità della vita moderna.