Domanda di: Ing. Anastasio Bianchi | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 4.1/5
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La lingua parlata in Galilea e Palestina all'epoca di Gesù era l'aramaico giudaico e probabilmente l'aramaico parlato da Gesù per comunicare con i suoi discepoli ne era un dialetto galileo caratterizzato dalla presenza di alcune parole in ebraico e in greco, anche se esiste un certo dibattito accademico su fino a qual ...
«Gesù parlava aramaico dalla nascita – ha spiegato alla Reuters Ghil'ad Zuckermann, un professore di linguistica – ma certamente conosceva anche l'ebraico perché era la lingua in vigore per i testi religiosi».
Gesù è l'adattamento italiano del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshu'a), passato in greco biblico come Ἰησοῦς (Iēsoûs) e in latino biblico come Iesus; si tratta di una tarda traduzione aramaica del nome ebraico יְהוֹשֻׁעַ (Yehoshu'a), ovvero Giosuè, che ha il significato di "Yahweh è salvezza", "Yahweh salva".
Gesù anzitutto comunicava avvalendosi del discorso figurato, specificamente in parabole. Se ne contano una cinquantina suddivise in parabole del Regno, della misericordia, della vigilanza. Per lui la parabola, il parlare figurato, è una mediazione costitutiva del suo annuncio.
Le apparizioni di Gesù rientrano, nell'ambito dell'esperienza cristiana, nel quadro più vasto delle apparizioni: dalle teofanie dell'Antico Testamento, alle apparizioni pasquali del Risorto, fino alle apparizioni mariane e di angeli.