Alle mamme i tatuaggi non piacciono. O meglio, forse piacciono, ma sui figli degli altri. Perché, diciamo la verità, nella mia breve vita non mi è mai capitato di vedere una madre saltare di gioia vedendo il figlio tornare a casa con un tatuaggio.
Perché i genitori hanno questo atteggiamento bellicoso verso i tatuaggi? Dipende dall’essere genitore o è una questione generazionale? I millennials di oggi, abituati a vedere e vivere i tatuaggi come l’assoluta normalità, saranno altrettanto severi verso i tatuaggi dei propri figli?
Queste domande mi seguono irrisolte da diversi anni. Mia mamma per esempio trova che sia un peccato “scarabocchiare” un corpo nato perfetto. Ogni scarrafone è bello a mamma sua, ma il concetto di fondo è che mia mamma, una donna nata negli anni ’50, considera i tatuaggi un peggioramento, qualcosa che toglie bellezza al corpo anziché abbellirlo. “E’ come se qualcuno pasticciasse la Venere di Milo o una bellissima statua. Sarebbe un sacrilegio, no?” dice la mamma certa di avere in mano un argomento convincente e inconfutabile.
Sinceramente…non c’è niente di più discutibile!
Sfido chiunque infatti a dire che una statua greca tatuata di Fabio Viale sia “brutta”. Può non piacere forse, può non essere considerata bella come la statua senza tatuaggi, ma non è di certo “brutta”. E’ diversa. Forse ha anche una storia più interessante. A parer mio, perché è di gusti che si parla, è anche più bella dell’originale.
C’è anche da dire però che fino a non molti anni fa i tatuaggi erano considerati il marchio distintivo di galeotti e delinquenti. Questo retaggio, che purtroppo si trascina in misura più leggera anche oggi, è particolarmente difficile da sradicare.
Per le donne in particolare, la tattica di dissuasione più frequente è:”Pensa come diventeranno i tatuaggi quando invecchierai.” o ancora peggio:”E se ingrassi? I tatuaggi si sformeranno tutti.” o ancora:”I tatuaggi non sono eleganti, e se ti sposi? E se devi mettere un vestito elegante, con tutti quei disegni come farai?”
Sbuffare di esasperazione non è sufficiente a scrollarsi di dosso commenti del genere. Purtroppo sono ancora molto frequenti, come se le donne avessero il dovere e l’obbligo di essere sempre belle secondo il canone più comune, come se l’eleganza fosse un requisito. E chi se ne importa di come saranno i tatuaggi quando invecchierò, la mia pellacchia d’ottantenne sarà ancora più bella se racconterà la mia storia, no?
Detto questo, io capisco il ragionamento delle mamme. Lo capisco appieno e mi chiedo come reagirò, se un giorno avrò un figlio e mi dirà di volere un tatuaggio (o che se l’è già fatto). Io che i tatuaggi li amo, che sono abituata a vederli e non come un segno stereotipico dei galeotti, come reagirò?
E attenzione, in tutto questo ragionamento, parlo di me che ho attraversato le magiche porte della maggior età già molto tempo fa. Perché non importa quanti anni si abbia, che siano 16 o 81, la mamma ha sempre il diritto di dire la sua e farci sentire ancora un po’ piccoli.
E se mi è permesso concludere con un’altra piccola verità, molte volte la mamma ha ragione: quanti tatuaggi brutti realizzati a 17 anni, ubriachi nella cantina o nella stanza zozza di un amico si sarebbero evitati, se si fosse dato ascolto allo sdegno della mamma?
Fonte immagini delle statue tatuate: Sito dell’artista Fabio Viale