Domanda di: Ian Bianco | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 4.9/5
(50 voti)
La norma fu ratificata, in Occidente, dal papa Siricio nel Concilio romano del 386, quindi da Innocenzo I e da vari Concili (Toledo, 390 e 400, Cartagine e Torino, 401). In Oriente, invece (Concili di Ancira, 314; Nicea, 325; Gangra, circa 350), si ritenne opportuno autorizzare chi non si sentisse di praticare il c.
Papa Leone IX (1049-1054), oltre a deporre vescovi che avevano comprato la loro nomina, riaffermò il divieto dei rapporti coniugali ai presbiteri e ai diaconi, e ordinò che le concubine del clero di Roma fossero confinate al palazzo Lateranense come serve.
Papa Siricio nel 385 impose il celibato a tutti i presbiteri, decreto confermato dal Sinodo di Roma del 386, ma tale disposizione venne di fatto applicata al solo clero romano, essendo all'epoca e nell'alto medioevo le diocesi autonome dal vescovo di Roma.
La consacrazione a Dio attraverso il voto di castità è presente fin dai primi secoli della Chiesa. Nel III secolo venivano costituiti l'Ordo Virginum e gli Asceti o Confessori per distinguerli dai chierici: in questi casi la celebrazione di un matrimonio era soltanto illecita ma non invalida [2].
Il voto di castità per la Chiesa cattolica è una virtù e consiste nella scelta volontaria dello stato di castità. Viene confermato dal voto a Dio di conservarsi in tale stato per tutta la vita. Viene inteso come mezzo per raggiungere una vita perfetta secondo le indicazioni del Vangelo.