A un saluto del genere si rispondeva con "salve et tu", ossia "salute anche a te". "Quid agis?", il nostro "come va?" poteva essere la battuta adoperata per approfondire la conversazione. La stretta di mano non era molto diffusa: di solito ci si salutava così dopo un lungo viaggio.
I Romani salutavano a braccio teso nelle cerimonie ma il gesto era appena accennato nella vita quotidiana, cioè un braccio alzato con la palma in avanti e il braccio un po' piegato, se non altro per non intruppare gli altri.
Nell'epoca tardo antica e nel medioevo i passanti salutavano scoprendosi il capo, questo per significare il mettersi sullo stesso piano del salutato eliminando ogni differenza sociale. Il copricapo infatti identificava la funzione sociale e l'appartenenza ad una categoria o corporazione.
L'imperatore poteva alzare il braccio per salutare solennemente i suoi soldati, oppure nel momento in cui doveva graziare un sottoposto, il braccio veniva alzato e poi abbassato come ad “accompagnare”, per esprimere il concetto del perdono.
Antichità classica. - I Greci si salutavano scambiandosi una parola di buon augurio (χαῖρε "sii lieto", o un'espressione simile; nelle lettere spesso ἔρρωσο "sta' sano") e consideravano uso contrario a un popolo libero l'inchinarsi come facevano gli Egiziani e i Persiani.