Domanda di: Ing. Orfeo Ferrara | Ultimo aggiornamento: 19 marzo 2023 Valutazione: 4.4/5
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Freud tratta l'empatia come sinonimo di immedesimazione e afferma che "dall'identificazione parte la strada che, passando per l'imitazione, giunge all'immedesimazione ossia alla comprensione del meccanismo mediante il quale ci è comunque chiesto di prendere posizione nei confronti di un'altra vita psichica".
empatia cognitiva: è l'abilità di comprensione a livello “razionale” del punto di vista e dei sentimenti di qualcun altro; empatia affettiva o emotiva: è la capacità di “sentire come sente l'altro”, senza farsi travolgere dalle sue emozioni e mantenendo da esse il distacco necessario per potergli essere d'aiuto.
Il concetto di empatia in filosofia è stato introdotto a fine Ottocento da Robert Vischer, studioso di arti figurative, nell'ambito della riflessione estetica, per definire la capacità della fantasia umana di cogliere il valore simbolico della natura.
Daniel Goleman, nei suoi studi sull'Intelligenza Emotiva, distingue tra empatia cognitiva ed empatia emotiva. L'empatia emotiva è la capacità di provare ciò che altre persone provano: i nostri corpi entrano in sintonia con i loro stati d'animo, che siano di gioia oppure di dolore.
Il Professore Daniel Goleman afferma che: “L'empatia dei bambini si forma osservando il modo in cui gli altri reagiscono alla sofferenza altrui”. Questo vuol dire che in base a come reagiamo di fronte alla loro sofferenza o a quella degli altri traggono un esempio su come comportarsi.