Domanda di: Sig. Secondo De Angelis | Ultimo aggiornamento: 29 marzo 2023 Valutazione: 4.4/5
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L'ORA DELLA MORTE, LE 11. Il momento del giorno in cui è più probabile passare a miglior vita è scritto nei nostri geni, secondo uno studio sulle abitudini di sonno di 1.200 sessantacinquenni, condotto dalla Harvard Medical School e pubblicato su 'Annals of Neurology'.
In generale, la stima del momento del decesso effettuata in base alla diminuzione della temperatura corporea fornisce risultati affidabili solo nelle prime 10-12 ore dopo la morte e solo se il corpo è rimasto in un ambiente freddo (10-15 °C).
Al momento della morte, possono comparire contrazioni muscolari e il torace può sollevarsi come durante la respirazione. Dopo l'arresto respiratorio, è possibile che il cuore si contragga ancora per qualche minuto e possono comparire convulsioni di breve durata.
A livello scientifico, durante la morte l'ossigeno che affluisce al cervello viene trattenuto facendo chiudere i circuiti cerebrali e portando la persona nell'incoscienza. Quando il cuore si ferma, il sangue non fluisce più al cervello e i processi vitali si interrompono.
Il raffreddamento è dovuto al fatto che cessa la termoregolazione, per cui la temperatura del cadavere va ad equilibrarsi con quella dell'ambiente. Nelle prime 3-4 ore dopo la morte la perdita di temperatura è limitata dalla vita residua (0,5 gradi/ora), ma dopo già 6-8 ore abbiamo una perdita di 1 grado/ora.