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Come si calcolano le assenze per malattia nel triennio?
Ma come calcolare questo periodo?
determinare il triennio precedente l'ultimo episodio morboso, nel caso prospettato, il giorno precedente l'inizio della malattia in atto e andare a ritroso di tre anni; sommare le assenze per malattia intervenute nel triennio;
Quante volte si può prolungare la malattia?
Quante volte si può prolungare la malattia? Addirittura, il medico fiscale può passare due volte nell'arco della stessa giornata. Ma procediamo per ordine, e vediamo, in caso di malattia, come prolungare l'assenza dal lavoro.
Come si contano i 180 giorni di malattia INPS?
Primi 20 giorni di malattia (successivi al terzo) = 50% della retribuzione media giornaliera. Successivi giorni di malattia o nei casi di ricaduta fino al 180° giorno = 66,6% della retribuzione media giornaliera.
Chi viene licenziato per malattia ha diritto alla disoccupazione?
Naspi e malattie invalidanti Il lavoratore che di colpo si trovi a doversi licenziare per una sopraggiunta malattia invalidante non può percepire la Naspi o disoccupazione perché - come dice la legge - il licenziamento deve provenire dall'azienda e non dal lavoratore.
Quale malattia non rientra nel periodo di comporto?
Attenzione inoltre al fatto che nella determinazione del periodo di comporto di solito non rientrano ad esempio le assenze per particolari terapie salvavita, il puerperio o le assenze per interruzione di gravidanza.
Cosa succede se superi i 6 mesi di malattia?
Come appena accennato, il comporto è il periodo di tempo durante il quale il dipendente può assentarsi dal lavoro per malattia o per infortunio senza rischiare il posto di lavoro. Il superamento del termine massimo può comportare il licenziamento per giusta causa.
Quanto contano le assenze?
Da 0 a 8 si attribuisce il punteggio 1 • Da 9 a 16 assenze si attribuisce il punteggio 0,75 • Da 17 a 24 si attribuisce il punteggio 0,50 • Da 25 a 32 assenze si attribuisce il punteggio 0,25 • Con numero maggiore di 32 assenze non si attribuisce alcun punteggio.
Quanti mesi di malattia si possono fare prima di essere licenziati?
È quasi sempre la contrattazione collettiva a stabilire la durata del periodo di comporto; la legge lo fa soltanto per gli impiegati, fissandola a 3 mesi se l'anzianità di servizio è inferiore a 10 anni, e a 6 mesi se invece tale anzianità è superiore a 10 anni.
Come si azzerano i giorni di malattia?
Come si azzera il comporto Nell'ipotesi di comporto secco, il periodo tutelato si azzera una volta terminata la malattia: in pratica, se il dipendente si ammala, ma non supera le giornate previste dal contratto, al verificarsi di una nuova malattia il conteggio parte da zero.
Quanta malattia si può fare per depressione?
Secondo le linee guida per l'accertamento degli stati invalidanti dell'INPS infatti la depressione maggiore può portare a un'invalidità dal 61% all'80% (se si tratta di un disturbo ricorrente ma moderato), ma può arrivare anche al 100% se si tratta di un deficit grave.
Cosa succede se un lavoratore supera i 180 giorni di malattia?
In linea generale, se il periodo massimo di comporto viene superato, il datore di lavoro non è più soggetto all'obbligo di conservare il posto al dipendente ammalato e pertanto può licenziare chi è stato assente per malattia in maniera protratta oltre i limiti previsti dalla legge o dai contratti collettivi di ...
Come viene considerata la malattia ai fini pensionistici?
Le Assenze per Malattia ed Infortunio I lavoratori dipendenti iscritti all'assicurazione generale obbligatoria e ad i fondi ad essa sostitutivi godono di una copertura figurativa ai fini pensionistici per i periodi di assenza dal lavoro per malattia o infortunio sul lavoro.
Cosa succede se superi i 45 giorni di malattia?
Terminati i 45 giorni, quindi, il personale entra nell'aspettativa per infermità, per la quale percepisce lo stipendio intero per i primi 12 mesi di assenza, la metà per il periodo successivo.
Chi è in malattia può essere licenziato?
Licenziamento del lavoratore assente per malattia. Con la recente sentenza n. 23674 del 28 luglio 2022 la cassazione ha ribadito che è nullo il licenziamento intimato nei confronti del lavoratore assente per motivi di salute e avvenuto prima del decorso del periodo di comporto fissato dalla contrattazione collettiva.
Quali sono le giuste cause per essere licenziati?
Costituiscono, in particolare, giustificato motivo oggettivo la crisi dell'impresa, la cessazione dell'attività o anche solo il venir meno delle mansioni cui è assegnato il lavoratore, senza che sia possibile il suo ricollocamento in altre mansioni esistenti in azienda e compatibili con il suo livello di inquadramento.
Quando sei in malattia il sabato e la domenica vengono pagati?
Per il calcolo del periodo massimo indennizzabile sono considerati non solo i giorni indennizzati INPS, ma anche la somma di tutti i periodi di carenza e i giorni festivi, cioè tutti i giorni considerati di malattia anche se l'indennità di fatto non viene erogata.
Cosa succede se viene la visita fiscale e non sei a casa?
In caso di assenza alla visita domiciliare, il lavoratore dovrà recarsi presso gli ambulatori della struttura territoriale INPS in una data specifica. Per non incorrere in azioni disciplinari da parte del datore di lavoro, è inoltre tenuto a presentare una giustificazione valida per l'assenza.
Quanti giorni di malattia al 100 per cento?
Per queste giornate, il datore di lavoro integra la percentuale portandola al 75%. Dal 21° giorno di malattia l'indennità INPS è del 66,66%, integrata dal datore di lavoro fino ad arrivare al 100%.
Cosa si intende per anno solare in caso di malattia?
Arco temporale di riferimento Alcuni prevedono che sia l'anno solare, e quindi 365 giorni a partire dal primo episodio morboso o a ritroso dalla data del licenziamento. Altri che sia un anno di calendario, cioè tra il 1° gennaio e il 31 dicembre dello stesso anno.
Chi soffre di depressione può essere licenziato?
9647 del 13.04.2021, la Cassazione afferma che è illegittimo il licenziamento irrogato al dipendente che esce di casa durante l'assenza per malattia causata da un disturbo depressivo, dal momento che detta condotta non è incompatibile con la patologia e non pregiudica il recupero dalla stessa.