Zeus e i suoi fratelli e sorelle alla fine sconfissero i Titani dopo 10 anni di aspre battaglie, e tutti furono imprigionati in una cavità sotterranea denominata Tartaro
Tartaro
Tartaro (in greco antico: Τάρταρος, Tártaros) indica, nella Teogonia di Esiodo, il luogo inteso come la realtà tenebrosa e sotterranea (katachthònia), e quindi il dio che lo personifica, venuto a essere dopo Caos e Gea.
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In Esiodo i T. sono protagonisti della cosiddetta Titanomachia, che narra la lotta di Zeus e degli altri dei dell'Olimpo contro i T. per la conquista del trono celeste. La lotta si conclude con la sconfitta dei T., fatti precipitare nel Tartaro.
Per impedire questo, essendo anch'essi degli immortali e non potendo semplicemente ucciderli, appena nati li ingoiava. Di questo cruento atto, è celebre il dipinto di Francisco Goya.
Essi vivevano nei pressi di Cnosso, erano sei maschi (Crono, Iperione, Ceo, Giapeto, Crio, Oceano) e cinque femmine (Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti), figli di Urano e di Gea, oppure figli di uno dei Cureti andato in sposo a una certa Titaia da cui essi presero il nome.
^ Anche i titani e le titanidi si unirono tra loro, generando numerose divinità minori.
^ Urano e Gea generarono i seguenti figli: i titani Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto e Crono; le titanidi Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti; i ciclopi Arge, Sterope e Bronte; gli ecatonchiri Cotto, Briareo e Gige.