Domanda di: Violante De rosa | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 5/5
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I pozzi cosiddetti romani
romani
La civiltà romana è la civiltà fondata nell'antichità dai Romani, una popolazione indoeuropea di ceppo italico, ed appartenente nello specifico al gruppo dei popoli latino-falisci stanziatisi in epoca protostorica nell'attuale Lazio, la quale riuscì, a partire dal V secolo a.C., ad estendere il proprio predominio sull' ...
o artesiani erano diffusi in tantissimi punti della città dove la falda freatica assicurava approvvigionamenti costanti e abbondanti. Là dove il sottosuolo non era così munifico, l'acqua arrivava attraverso gli acquedotti e le successive canalizzazioni.
Come facevano i romani a portare l'acqua in salita?
Per la distribuzione dell'acqua in città si può citare il Palatino a Roma che era alimentato da un sifone rovescio, collegato alle arcate neroniane del Celio, il cui ventre era poggiato sugli archi ancora osservabili in via di San Gregorio.
In un acquedotto romano l'acqua si muoveva dalla sorgente in direzione della città o comunque del punto di destinazione di approvvigionamento dell'acqua, attraverso la forza di gravità che veniva impressa grazie alla pendenza. La struttura dell'acquedotto funge, in sostanza, da scivolo lungo tutto il suo tragitto.
La maggior parte degli acquedotti romani aveva il fondo piatto, e condotte con sezioni ad arco che correvano a ca. 0,5 – 1 m sotto il livello di calpestio, con chiusini per l'accesso e l'ispezione a intervalli regolari. Le condotte sopra il livello del terreno erano chiusi sopra con lastre.