Come attraversavano il Po i romani?

Domanda di: Dr. Anselmo Monti  |  Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023
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Il fiume Po (Padus) era conosciuto nell'antichitá col nome di Eridano. In epoca romana il corso superiore del Padus non era molto diverso da quello attuale: a Bondeno si incrociava con lo Scultenna (odierno Panaro), avanzando infine fino all'altezza di Ferrara. Qui cominciava il delta vero e proprio.

Come facevano i Romani a portare l'acqua in salita?

Per la distribuzione dell'acqua in città si può citare il Palatino a Roma che era alimentato da un sifone rovescio, collegato alle arcate neroniane del Celio, il cui ventre era poggiato sugli archi ancora osservabili in via di San Gregorio.

Come arriva l'acqua nelle terme romane?

I pozzi cosiddetti romani o artesiani erano diffusi in tantissimi punti della città dove la falda freatica assicurava approvvigionamenti costanti e abbondanti. Là dove il sottosuolo non era così munifico, l'acqua arrivava attraverso gli acquedotti e le successive canalizzazioni.

Come funziona un acquedotto romano?

L'acqua si muoveva in direzione della città grazie a nessun'altra forza se non quella di gravità, cioè l'acquedotto agiva da continuo scivolo per tutta la distanza che separava le sorgenti dal punto del suo sbocco.

Come facevano i Romani a costruire i ponti?

Si alzava una struttura lignea semicircolare detta centina su cui appoggiare i conci. Si utilizzavano quindi delle gru per posizionarvi sopra le pietre per formare le due metà di un arco che sarebbero infine state unite dalla chiave di volta. Le pietre potevano essere collegate fra loro per mezzo di malta.

I predoni romeni saccheggiano il Po