Le chiamano "morti bianche", bianche come il silenzio, come l'indifferenza che si portano dietro. Le chiamano "morti bianche", ma quasi sempre dipendono dal fatto che in quell'azienda non si rispettavano neanche le minime norme per la sicurezza sul lavoro.
Ancora oggi il fenomeno degli infortuni, e più specificatamente di quelli mortali, accompagna tragicamente lo sviluppo dei paesi europei. In Italia negli ultimi anni si è diffuso l'uso di chiamare 'morti bianche' i decessi causati da incidenti che avvengono sul luogo di lavoro o nel percorso da e verso esso.
In ogni caso, e si tratta di un dato che trova conferma anno dopo anno, la prima causa di morte sul lavoro è data dagli incidenti stradali, siano essi avvenuti durante il lavoro stesso o nella fase di itinere (cioè durante gli spostamenti fatti per andare da casa al lavoro e viceversa).
La fascia d'età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (442 su un totale di 620). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi otto mesi del 2021 sono 61 su 620. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio ad agosto del 2021 sono 85.
La tragedia delle morti bianche è sempre più allarmante. Le cause di questo drammatico fenomeno sono la scarsa cultura della prevenzione, l'assenza di dispositivi di sicurezza, le inadempienze delle imprese e talvolta le disattenzioni dei lavoratori.