tradotti letteralmente come “grazie a Dio” e “grazie a Dio e a voi altrettanto”. Nel suo utilizzo più comune, lontano cioè dal contesto religioso, a “prosit” andrebbe semplicemente risposto “Tibi quoque” o “Vobis quoque” per dire “anche a te”, “anche a voi”.
– Augurio in uso in circostanze diverse, per es. in occasione di brindisi o quando qualcuno starnutisce (col sign. di «alla salute!», «salute!»). È anche formula augurale che viene rivolta talora al sacerdote quando ritorna in sacrestia dopo avere celebrato la messa.
Secondo molti studiosi, l'origine dell'utilizzo della parola "Prosit" va rintracciata nella liturgia cristiana. Al termine della Santa Messa, prima che il sacerdote tornasse in sacrestia, i devoti, che avevano partecipato alla celebrazione, erano soliti rivolgere al celebrante questa formula augurale.
Prosit è una parola latina significa "sia utile, faccia bene, giovi", o anche "sia a favore", terza persona singolare del congiuntivo presente del verbo latino prōsum, prodes, prōfui, prodesse ("giovare", "essere di vantaggio"). È utilizzata come esclamazione all'atto del brindisi.
Il significato di fare un brindisi, insomma, rimanda all'azione di portare il calice verso il tuo (a te) a mo' di buon auspicio: per brindare a te, per l'appunto.