In italiano, di norma, il supino passivo viene reso attraverso le preposizioni di, da, a con l'infinito passivo (ma se la frase non ha senso, o ha senso "in parte", viene reso anche con l'infinito attivo). «O rem non modo visu foedam, sed etiam auditu.»
supino Forma della coniugazione verbale, uno dei modi infiniti che, in latino e nelle lingue baltoslave, ha la funzione di indicare lo scopo o l'avvio di un'azione: lat. dormitum ire «andare a dormire»; oltre a questo, che è il s. attivo e che continua un tipo indoeuropeo in -tum (lat.
Il supino è un sostantivo verbale che non si declina né si coniuga. Ha soltanto due forme: una in um che ha significato attivo, l'altra in u di significato passivo, rispettivamente accusativo e ablativo di un nome di quarta declinazione. In epoca classica era molto poco usato e non ha avuto alcun esito in italiano.
Vi sono in latino verbi regolari, come laudo, in cui il tema del perfetto e il tema del supino sono derivati dal tema del presente mediante i suffissi -v- (tema del presente: lauda; tema del perfetto: lauda + v, cioè laudav-) e -to- (tema del presente: lauda; tema del supino: lauda + to, cioè laudato-).