Generalmente questa frase viene pronunciata immediatamente prima di consumare il cibo. Secondo molti questo metodo per far diventare il cibo ḥalāl non aderisce alle linee guida islamiche, principalmente perché contraddice i versetti coranici sulle sostanze proibite.
L'Islam sunnita esige che la ṣalāt sia adempiuta regolarmente per cinque volte nel corso dell'intero giorno (dal tramonto del sole a quello successivo), limitandosi a esortare la pratica della preghiera volontaria. Altre scuole di pensiero islamico seguono invece un regime di tre preghiere giornaliere obbligatorie.
Vocabolo arabo che significa luogo interdetto, luogo sacro e inviolabile, e che nell'Arabia preislamica si applicava allo spazio sacro intorno ai rozzi santuarî, analogo al témenos dei templi greci.
Halal è una parola araba che significa lecito, in contrasto con ciò che viene definito proibito o non lecito, haram. È quindi riferito ad un codice di comportamento che include le regole per una corretta alimentazione (nel rispetto di determinati precetti religiosi, Ndr).
Secondo il Corano il digiuno era un obbligo già per i popoli dell'arabia preislamica e per mezzo di esso il fedele acquisisce il timor di Dio, taqwa. I pagani della Mecca praticavano dunque anch'essi il digiuno, ma solamente nel decimo giorno di Muharram per espiare i peccati e scongiurare la siccità.