Domanda di: Sebastian Conte | Ultimo aggiornamento: 18 marzo 2023 Valutazione: 4.7/5
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La maggioranza sono scorie, le parti che residuano dalla combustione dei rifiuti, come ad esempio i materiali metallici. Una volta cadute dalla griglia, le scorie vengono prima raffreddate in acqua e, quindi, trasportate in una fossa di accumulo.
Ecco che fine fanno. I termovalorizzatori (o inceneritori, che dir si voglia), una delle ultime opzioni previste dalla gerarchia europea dei rifiuti, producono a loro volta rifiuti (come d'altronde anche il riciclo): le ceneri.
Dall'incenerimento di questi rifiuti vengono prodotti circa 14,5 milioni di tonnellate di residui (12,5 milioni di ceneri pesanti e 2 milioni di ceneri volanti) di cui un po' meno della metà (6,5 milioni di tonnellate), stimano gli autori dello studio, sono smaltite in discarica.
Il termovalorizzatore non brucia qualsiasi rifiuto bensì soltanto CDR (combustibile da rifiuto) composto dalla parte secca del classico RSU (rifiuto solido urbano, ossia il nostro sacchetto dell'immondizia).
In un inceneritore vengono trattati i rifiuti solidi urbani (RSU), i rifiuti speciali non tossici, e a volte e in impianti dedicati anche fanghi di depurazione o rifiuti medici non pericolosi. Nel 2020, sul territorio nazionale, sono operativi 37 impianti di incenerimento che trattano rifiuti urbani.