Fondamentalmente, Dante disprezza tantissimo gli Ignavi perché per il poeta, dal punto di vista teologico, l'uomo deve per forza scegliere fra Bene e Male. Inoltre dal punto di vista sociale l'uomo doveva schierarsi politicamente.
Secondo Dante quindi con la sua rinuncia, Celestino V favorì l'ascesa dell'uomo che avrebbe distrutto la sua Patria e che parimenti, ne avrebbe causato la rovina personale condannandolo all'esilio perpetuo.
Perché i pusillanimi vengono puniti fuori dall'Inferno vero e proprio?
Essi sono coloro i quali in vita non si sono schierati, non hanno preso alcun partito e sono considerati inetti, ignavi. Qui non è ancora Inferno, è il Vestibolo, ovvero l'anticamera. Infatti l'Inferno vero e proprio non li accetta perché non trarrebbe alcun giovamento da individui senza infamia.
Gli antichi commentatori definiscono generalmente p. o vili l'anime triste di coloro / che visser sanza 'nfamia e sanza lodo, il primo gruppo di spiriti che D. incontra appena varcata la soglia dell'Inferno, mischiati al cattivo coro / de li angeli che non furon ribelli / né fur fedeli a Dio (If III 35-39).
Dante Alighieri colloca gli ignavi nell'Antinferno poiché li reputa indegni di qualunque cosa, sia delle gioie del Paradiso che delle pene dell'Inferno: non essendosi mai schierati nella loro vita, infatti, non possono appartenere a uno schieramento una volta morti.