I due hanno scoperto che l'elefante africano (Loxodonta africana) teme le formiche del genere Crematogaster e se ne tiene a debita distanza perché trova sgradevole il loro odore e prova molto dolore quando questi insetti camminano sulla sua proboscide e la mordono, perché è la parte più innervata e sensibile del corpo.
In pochi minuti un elefante può essere punto centinaia di volte e in aree molto sensibili, come la proboscide, gli occhi e la bocca, dove la pelle è più morbida e sensibile. Per questo motivo, non appena si accorgono della presenza di qualche ape, gli elefanti s'innervosiscono e si agitano.
Grazie alla sua mole è in grado di abbattere gli alberi e modificare l'habitat degli altri abitanti della Savana. Gli alberi sradicati e i rami rotti che i pachidermi lasciano al loro passaggio, forniscono infatti un facile nutrimento di prima scelta per altri erbivori.
Tutte e tre le specie di elefante sono a rischio di estinzione soprattutto per la perdita e frammentazione dell'habitat causata dall'espansione umana e dalla conseguente conversione di habitat naturali in aree agricole e insediamenti abitativi.
I barriti che gli elefanti usano per comunicare possiedono frequenze fondamentali nel range degli ultrasuoni al di sotto dei 30 Hertz, il che significa che non possono essere uditi dagli esseri umani, anche se questi percepiscono le armoniche della frequenza fondamentale.