Secondo Treccani, l'uso dell'asterisco sarebbe "una forma di rispetto anti-sessista degno di considerazione," ma solleva un problema di natura morfologica: mentre in passato nei testi è stato usato esclusivamente come un segnale, in questo caso intaccherebbe a livello strutturale la lingua.
In alternativa all'asterisco, specie con riferimento alle persone non binarie, è stato recentemente proposto di adottare lo schwa (o scevà), cioè il simbolo dell'Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA) che rappresenta la vocale centrale propria di molte lingue e di vari dialetti italiani, in particolare quelli dell'area ...
L'utilizzo dell'asterisco, che abbrevia, almeno nello scrivere, il “tutte e tutti”, permette di racchiudere non solo i due generi in un simbolo, ma anche chi non si riconosce nei due generi. L'asterisco è infatti ormai diventato simbolo di totalità rappresentativa.
È adoperato quando nei testi si necessita di una spiegazione che non può essere data subito, ma per la quale si deve ricorrere alle note: la presenza di un asterisco sulla parola da spiegare e di un altro uguale al primo, a fondo pagina, con accanto le delucidazioni necessarie è senz'altro il sistema più adoperato.
Per poter evidenziare la molteplicità dei generi, a un certo punto si è dunque deciso di usare l'asterisco nel caso di parole che possono essere espresse sia al maschile che al femminile: “Professor*innen”. Si impiegano con la stessa finalità anche i due punti, il trattino basso o altri tipi di caratteri.