Domanda di: Dr. Patrizio Amato | Ultimo aggiornamento: 20 marzo 2023 Valutazione: 4.9/5
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Nonostante l'ADHD sia considerato un disturbo pediatrico e insorga sempre durante l'infanzia, a volte non viene riconosciuto fino all'adolescenza o all'età adulta. Le differenze neurologiche continuano in età adulta e circa la metà dei soggetti continua a presentare sintomi comportamentali anche in età adulta.
Nella sua forma più grave, il disturbo ADHD compromette notevolmente la persona, i suoi rapporti sociali e quelli con la sua famiglia. Inoltre, i bambini con ADHD sono a maggior rischio di sviluppare un disturbo della condotta e un disturbo di personalità antisociale.
L'esordio dei sintomi avviene spesso nei primi 4 anni di età e comunque sempre prima dei 12 anni. L'età in cui viene fatta generalmente la diagnosi è tra gli 8 e 10 anni; tuttavia, i soggetti appartenenti alla variante disattentiva possono non essere diagnosticati fin dopo l'adolescenza.
L'adulto con ADHD (soprattutto se mai diagnosticato) sviluppa purtroppo scarsissime capacità sociali, e la sua vita privata spesso è squilibrata e disastrosa. Anche la sensazione costante di “noia” aggrava la situazione e fa saltare i soggetti da un'azione a un'altra, da un lavoro all'altro, da una relazione all'altra.
Gli inevitabili insuccessi possono determinare problemi di autostima, scarsa fiducia in se stessi, o addirittura ansia e/o depressione clinicamente significative. Sono frequenti anche le condotte pericolose e l'abuso di alcol e sostanze.