Domanda di: Marcella Costa | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 4.1/5
(25 voti)
Peccato filosofico: Dante, dopo la morte di Beatrice nel 1290, si dedica agli studi filosofici, cadendo nel peccato. La filosofia infatti è una forma di superbia (antico peccato dell'hubris): si esalta la ragione per trovare la verità, senza l'aiuto di Dio.
Il peccato maggiore, secondo Dante, è proprio la cupidigia, perché è da essa che derivano tutti i peccati. Dante scrive la Divina Commedia proprio per liberare l'uomo dal peccato, attraverso la conoscenza di quest'ultimo.
Tra queste anime vi sono Semiramide, Didone, Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano. Dante nota due spiriti con i quali vorrebbe parlare: si tratta degli amanti-cognati Paolo e Francesca.
Dante Alighieri incomincia la Divina Commedia descrivendo la selva oscura, dove si è smarrito all'età di trentacinque anni. Si trova a combattere nella dannazione proprio nel momento in cui ha perso la ragione (preludio della morte dell'anima) e ha tralasciato la fede, "immerso" nel peccato.
Nei Cerchi dal II al V sono puniti i peccati di lussuria, gola, avarizia e prodigalità, ira. Il VI Cerchio corrisponde alla città di Dite, custodita da vari demoni e nella quale ci sono gli eresiarchi, fra cui gli Epicurei (è molto discusso se questo peccato sia da considerare di eccesso o di altra natura).