Domanda di: Fernando Fabbri | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 5/5
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Il vino bianco e il vino rosato invece generalmente contengono più solfiti. Più zucchero residuo ha il vino, più solfiti sono necessari, questo perché maggiore è il contenuto zuccherino, maggiore è il rischio di rifermentazione. Di conseguenza, i vini passiti contengono solitamente le quantità più elevate di solfiti.
In generale i vini che contengono meno solfiti sono quelli rossi, in particolare i vini ottenuti da uve biologiche, per i quali ci sono soglie più basse, di circa la metà rispetto ai vini convenzionali, previste dai disciplinari di produzione.
La presenza di solfiti nei prodotti alimentari deve essere segnalata in etichetta, riportandone il nome chimico o il codice identificativo. Se un prodotto contiene solfiti, l'etichettatura che lo accompagna conterrà quindi uno di questi nomi o codici: Anidride solforosa, E220. Solfito di sodio, E221.
Il protagonista di oggi è Ullo, o meglio Üllo, un filtro ideato da una startup americana di Chicago che serve ad eliminare i solfiti presenti nel vino. «Gluten-free», «povera di sodio», «zero grassi»: innumerevoli volte troviamo queste scritte sui prodotti alimentari.
La presenza di Botrytis (e quindi della laccasi) può rendere il mosto e il vino molto sensibili all'ossidazione. In assenza di solfiti, i vini mantengono una significativa attività polifenolossidasica e possono deteriorarsi facilmente.