Nel 1348 un violento terremoto causò gravi danni in tutta Roma. Il Colosseo, già ampiamente compromesso dai precedenti eventi sismici e indebolito dalle continue spoliazioni, fu abbandonato, passando da un ruolo attivo di fortezza a quello passivo di cava di materiali.
Il crollo in sé è conseguenza di un catastrofico terremoto, con epicentro nell'Appennino Centrale, che si verificò nel 1349. Il fatto che abbia ceduto solo parzialmente – acquisendo lo skyline “asimmetrico” che l'ha reso celebre in tutto il mondo – è invece dovuto al particolare tipo di sottosuolo su cui poggia.
La sua costruzione, iniziata da Vespasiano nel 70 d.C., fu conclusa da Tito, che lo inaugurò il 21 Aprile nell'80 d.C. Ulteriori modifiche vennero apportate durante l'impero di Domiziano, nel 90.
Perché tre sono le ragioni fondamentali degli oppositori: la ricostruzione dell'arena a danno del processo storico che l'ha resa così come la conosciamo, il rischio che diventi uno spazio dedicato solo agli eventi, la spesa a fronte dei tanti bisogni di recupero dei beni culturali in Italia.
Si stima che morirono attorno a 500 mila persone e più di un milione di animali durante i giochi. L'imperatore Vespasiano ordinò la costruzione del Colosseo attorno all'anno 70 d.C. Il suo nome originale era Anfiteatro Flavio e fu utilizzato per circa 500 anni, fino al VI secolo dopo Cristo.