I segnali reali sono sempre a frequenza zero o positiva. La stessa definizione di frequenza (numero di oscillazione in un secondo) richiede un tempo positivo. Qualsiasi segnale, e non solo, viaggia nel tempo verso il futuro. Non è possibile muoversi verso il passato.
Come conseguenza della classificazione precedente (tempo continuo/discreto, valori continui/finiti) possiamo classificare i segnali in 4 classi: segnali a valori continui e tempo continuo, segnali a valori continui e tempo discreto, segnali a valori finiti e tempo continuo, segnali a valori finiti e tempo discreto.
Un segnale può anche essere periodico o non periodico, si dice periodico quando una parte di questo si ripete nel tempo ugualmente. L'intervallo di tempo in cui si ripete la parte è detto periodo.
Qual è la differenza tra un segnale periodico è un segnale aperiodico?
Periodici (segnali periodici sono quei segnali il cui andamento nel tempo si ripete sempre uguale a se stesso dopo ogni particolare intervallo detto periodo). Aperiodici o non periodici (i segnali aperiodici sono quei segnali il cui andamento nel tempo non si ripete mai uguale, ma è sempre diverso).
Per analizzare un segnale s(t) in frequenza, si parte dalla sua rappresentazione nel dominio del tempo, cioè la sua forma d'onda, per arrivare a definire tramite una conversione lo spettro, vale a dire una descrizione del segnale in un piano cartesiano avente le frequenze in ascisse e il livello in dB in ordinata.