I nuovi vizi che secondo Galimberti dovrebbero prendere il posto della lista «classica» (superbia, invidia, avarizia, ira, gola, lussuria, accidia) sono: consumismo, conformismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, vuoto.
Avarizia, ira, lussuria, gola si manifestano oggi in modo diverso, almeno in parte. Ce ne parla in questo podcast la psicologa, psicoterapeuta e scrittrice Vera Slepoj che, ai sette vizi capitali tradizionali, ne aggiunge due che a suo dire mancavano e che sono figli del nostro tempo: il narcisismo e la dipendenza.
Nella dottrina cattolica classica, la lussuria è frutto della concupiscenza della carne (al pari del peccato di gola e dell'accidia) ed infrange sia il Sesto Comandamento che vieta di commettere atti impuri sia il Nono che riguarda il desiderare la donna d'altri.
I commentatori più antichi identificarono le tre fiere rispettivamente con la lussuria, la superbia e l'avarizia. Alcuni commentatori moderni invece preferiscono identificare le fiere con "le tre faville che c'hanno i cuori accesi" (Inferno, VI, v. 75), cioè superbia, invidia e avarizia.
Può interessarti anche. La risposta giusta, se ci rivolgiamo alla classificazione della dottrina morale cattolica, naturalmente non è nessuna di queste sei: il vizio peggiore, secondo la norma gregoriana, è – attenzione – la superbia, che S. Tommaso definisce un desiderio disordinato della propria eccellenza.